domenica 26 dicembre 2010

Elisabetta Gola – Didatticamente modificati: cyberprof, cyberlearners, cyberschools

Lo aspettiamo ormai da diversi anni. Chissà se il 2011 sarà quello buono. Cosa aspettiamo? Che chi si occupa della formazione di migliaia di giovani menti risalga finalmente la china del digital divide e li raggiunga per riuscire a parlare con loro. E non solo per parlare di tecnologia, ma di tutto.

La tecnologia, da quando nel 400 a.C. circa veniva chiamata tékne, ha sempre avuto una storia di rapporti complicati con la teoria (e anche con la pratica). Il digital divide è solo una riedizione contemporanea di un vecchio problema. Per tornare a tempi più recenti, prima del digital divide c’erano le due culture (quella umanistica e quella scientifica): questi due sdoppiamenti, tra loro legati, sono entrambi pericolosi, perché nel tentativo di salvare una realtà a scapito dell’altra di solito diminuiscono le possibilità di sopravvivenza di entrambe.
Questa premessa per dire che, nella sovrabbondanza di canali di comunicazione e di notizie a disposizione, quello che manca davvero è la capacità di gestirle entrambe. Quello che spero accada nel panorama tecnologico del 2011 e che aumentino i prof. 2.0, una tecnologia naturale di base altamente sofisticata ma che può migliorare tantissimo il modello originale grazie ad un upgrade anche minimo nelle possibilità di uso di internet, webcam, forum, software per la predisposizione di audiovisivi e materiali didattici, ebook e -per i modelli più avanzati- ambienti virtuali, serious game, realtà aumentata.
Questi strumenti sono già abbondantemente integrati nei sistemi digitali che accompagnano le nostre vite quotidiane, mentre tenerli lontani dalle scuole è considerato un obiettivo da perseguire a tutti i costi a salvaguardia della nostra cultura. L’effetto collaterale negativo di questo atteggiamento ideologico si ritorce sull’obiettivo cercato, rappresentando un impoverimento delle possibilità di diffusione della cultura stessa e di quell’atteggiamento di ricerca che dovrebbe invece permearci tutti quando cerchiamo di comprendere e comunicare la ‘realtà’. Poiché la conoscenza oggi passa in grandissima parte attraverso la comunicazione via web, non poterne fruire diventa una nuova forma di discriminazione, consolidata da chi si fa scudo dietro l’alibi del non-volere-contaminazioni-della-cultura-con-la-tecnica.L’esito che abbiamo sotto gli occhi è che sinora, nell'ambito della formazione, si sono impossessati della tecnologia solo coloro che prevedono in questo settore forti possibilità di sviluppo in termini di mercato. Mentre la maggioranza delle istituzioni della formazione utilizza linguaggi e strumenti inadeguati.
Chi in didattica ha percorso strade diverse ed è ricorso alla tecnologia e all’innovazione, ha portato in auge volta per volta blog, slides, forum, laboratori (spesso da guardare ma non toccare), e più recentemente piattaforme come moodle, file podcast, reti social media.
Cosa potrebbe offrirci di nuovo o di diverso il 2011? La mia previsione è che, in ambito scolastico, spinti da una mera illusione cognitiva, si diffonderanno le "LIM", lavagne multimediali interattive, computer dalla forma di lavagna, ma con la stessa complessità di un normale computer. La mia paura è che tale diffusione si limiti all’introduzione di un nuovo ‘oggetto’ in classe, che potrebbe –per ammissione degli stessi ideatori delle LIM- trasformarsi in un supporto di cartelloni e post-it. Per questo il prof. 2.0 è indispensabile!
L’auspicio è che qualunque strumento hardware si adotti, si diffonda nella pratica un ricorso intelligente a internet e alle videoconferenze, magari -ma questa suona proprio come una richiesta allo spirito del Natale- tramite un sistema integrato hardware e software a basso costo, cognitivamente ergonomico, che faciliti la vita a tutti gli studenti e insegnanti del mondo: potersi rivolgere direttamente a un esperto, creare reti di persone portatrici di conoscenze di alto livello, mediati da insegnanti-tutor che siano capaci di muoversi in tele rete e far vivere l’aula. Questo consentirebbe di condividere le conoscenze di alto livello degli specialisti, ridurre l’inevitabile decadimento che l’informazione subisce viaggiando sui canali tradizionali per le troppe mediazioni tra mittente e destinatario.
Diversamente da altri strumenti asincroni, come i materiali multimediali preconfezionati, la videoconferenza salvaguarda il contatto e sincronizza i tempi di produzione e ascolto, facilitando la comprensione. Diversamente da altri strumenti interattivi, come quelli che fanno uso principalmente della scrittura, consente la trasmissione di un contenuto denso, carico del potere espressivo della comunicazione parlata. Consente di aumentare le competenze linguistiche, abbattendo le distanze che impediscono l’avvicinamento di comunità di studio appartenenti a diverse popolazioni e a diverse culture.
Sarà l’esperienza di lavoro e di vita maturata in un’isola, che nel 2011 dovrebbe avviare per tutte le scuole della Sardegna il progetto Scuola digitale, ma mi auguro che un uso e un investimento corretto nella tecnologia possa portare alla riduzione delle distanze tra centro e periferia, in una scuola d’eccellenza per tutti gli interessati.

Elisabetta Gola è presidente del corso di laurea in Scienze della comunicazione, erogato online dall'università degli studi di Cagliari, dove insegna Teoria dei linguaggi e della comunicazione. I suoi interessi di ricerca vertono sull'intelligenza artificiale applicata al linguaggio, con una predilezione per gli usi non letterali, e più recentemente le sue riflessioni sono approdate a considerare l'impatto delle tecnologie nell'apprendimento.

2 commenti:

  1. Sono molto vicino all'ambiente scolastico e mi accorgo che nonostante gli sforzi bisogna fare ancora tanto per rendere la scuola davvero digitale. Molti sono gli istituti in cui è presente un PC in ogni classe, ma quanti insegnanti lo usano attivamente? Solo i più giovani forse? O più in generale i più avvezzi alla tecnologia? Troppo poco per una società che cresce e si evolve alla velocità dei bit. Timoteo Alvarez sostiene che al giorno d'oggi (nella società dei media e del web) nulla può continuare a funzionare se continua ad essere fatto come veniva fatto ieri. Qualche esempio: la tv, la stampa ed media principali stanno velocemente diventando digitali. Persino la vecchia radio ora la troviamo sul web... Ogni cosa si sta lentamente ri-mediando ma se guardiamo indietro notiamo che è un ciclo vitale di tutti i media: le storie tramandate oralmente con la nascita della scrittura si sono ri-mediate nei libri, la musica negli spartiti (stampa), la voce nella radio, e la radio nella televisione, fino ad arrivare oggi al web che include tutti i media antenati.
    Sarebbe davvero un vero successo se domani la scuola digitale diventasse una realtà, ma siamo sulla buona strada.
    Henry Ford diceva: "C'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti". Leggendo questo articolo potremmo parafrasare con: "C'è vero progresso quando i vantaggi di una nuova metodologia didattica diventano alla portata di tutti". Mi auguro che la filosofia di http://www.com.unica.it possa diffondersi presto e diventare veramente alla portata di tutti.

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  2. Grazie Andrea per il commento, che basandosi su un'esperienza che pur da diversi fronti ci accomuna non può che esprimere auspici che condividiamo. La revisione della citazione di Ford che proponi è molto appropriata.

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