venerdì 17 dicembre 2010

Layla Pavone - L'anno che precede la fine del mondo e della pubblicita' cosi' come l'abbiamo pensata da sempre

Sara' un anno, il 2011, che ricorderemo? O la tanto preannunciata fine del mondo ci impedira' di archiviare la memoria di quello che, io credo, sara' uno degli anni piu' interessanti nella storia della comunicazione ed in particolare della pubblicita'?
Comunque vada, contando anche sulle rassicurazioni della Nasa che smentisce scientificamente le previsioni nefaste del popolo Maya :-), il prossimo anno sara' certamente costellato da ulteriori innovazioni oltre che dal consolidamento di alcuni fenomeni che stanno rivoluzionando il mondo della comunicazione, ma prima ancora naturalmente della societa'.
Dopo circa 15 anni dall'avvento di Internet in Italia (nel senso di strumento di informazione, relazione e comunicazione di massa) e nonostante gli ostacoli relativi alla mancanza di investimenti in infrastruttura tecnologica e piu' in generale nell'innovazione, le aziende utilizzeranno l'online come la prima piattaforma di comunicazione attorno alla quale far ruotare tutti i processi aziendali. La grande rivoluzione sara' proprio la tecnologia che, quando si parla di marketing e advertising non e' un concetto cosi' banale. Chiedo scusa a coloro i quali masticano tecnologia tutti i giorni poiche' potrebbero davvero giudicare scontato il mio pensiero ma, essendo una "figura ponte" da questo punto di vista (sono "un'internettara" ma anche una "pubblicitaria", avendo avuto la fortuna di essere avanguardia della contaminazione attuale che, pero', 15 anni fa -credetemi- mi faceva passare per un'illusa visionaria) posso serenamente sostenere come la business technology sia stata, fino a non molto tempo fa, quanto di piu' distante per molti marketing manager.
La frammentazione delle audience e la moltiplicazione dell'offerta di contenuti multimediali ha rimesso completamente in discussione 50 anni di regole e paradigmi che, seppur condivisi dall'industria pubblicitaria, nel corso degli ultimi anni si erano allontanati dai reali bisogni dei consumatori diventando obsoleti e sempre meno efficaci.
La tecnologia rivoluzionera' sia la pianificazione pubblicitaria ovvero il media sia la creativita'. L'utilizzo degli algoritmi sara' la base di partenza nei prossimi anni per le pianificazioni online ed anche offline (ovvero su quei mezzi tradizionali che via via si stanno digitalizzando) per poter raggiungere le audience in logica "behavioral" e "re-targeting". Il 2011 sara' l'anno del vero kick-off.
Senza nulla togliere alle ricerche su base campionaria ed anche quelle su base censuaria (vedi Audiweb)che indubbiamente hanno contribuito a rendere piu' confidentigli investitori pubblicitari nelle loro decisioni di inserire internet nel media-mix, sempre piu' all'orizzonte intravedo un futuro che consentira' di intercettare e coinvolgere gli utenti online, gli individui,non tanto per i comportamenti online dichiarati, attraverso le indagini CAPI o CATI, o registrati attraverso i meter, quanto per quelli che in tempo reale verranno tracciati e analizzati dai software, attraverso i cookie, strumento basilare per offrire un'advertising sempre piu' rilevante e coerente rispetto ai comportamenti e a bisogni degli utenti.
Stringhe di testo, codici, dati che vengono registrati e analizzati dai software di pianificazione saranno determinanti per poter offrire messaggi pubblicitari "customizzati" e, presumibilmente, graditi agli utenti e per ricontattarli con precisione nel tempo con offerte su misura.
Tutto questo grazie anche ad una rinnovata capacita' di fare creativita' online che necessariamente dovra' essere "empowered by technology".
Anche il ruolo delle agenzie quindi via via cambiera' ed anche delle relative figure professionali che saranno sempre piu' connotate da una parte da competenze matematico-statistiche e dall'altra umanistico-psicologiche e artistiche.
Dall'altra parte i social-media hanno anch'essi rivoluzionato e sempre piu' rivoluzioneranno il marketing e l'advertising rimettendo in discussione il valore delle marche, e dei prodotti, ormai determinato e condizionato dalle conversazioni fra le persone, restituendo un valore concreto al concetto di "time to market". Gia' oggi conta molto di piu' un giudizio negativo di qualche utente "influencer" postato su un social-network e "viralizzato" dai suoi amici in tempo reale che 800 Grps's televisivi quotidiani. Domani le scelte di marketing saranno guidate dalla capacita' di ascoltare i bisogni ed i sogni degli individui che ne determineranno le strategie. Una "supply chain up side down" che influenzera' totalmente le scelte di produzione di beni e servizi delle aziende. Un'economia basata non tanto sulla persuasione delle aziende nei confronti dei consumatori per indurli all'acquisto di determinati prodotti e servizi quanto sulla dissuasione da parte dei consumatori nei confronti delle aziende a produrre beni materiali e immateriali che non siano il frutto delle loro scelte consapevoli e condivise.

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