mercoledì 15 dicembre 2010

Elìa Bellussi – Informatica e robotica. Ambiente ed uomo.

La storia è un’ottima insegnante per poter capire il futuro, ma va studiata con attenzione, tanto più che essa, da sola, non basta per comprendere appieno il mondo ed il suo probabile sviluppo. Ad essa, per forza di cose, vanno unite la sociologia, la psicologia, l’economia, l’antropologia.

Resto, comunque, sempre molto critico sulle previsioni degli sviluppi futuri della società e, quindi, anche delle tecnologie da essa adoperate, pertanto non me la sento di affermare con certezza, né ipotizzare, quale, secondo me, potrebbe essere il campo o la tecnologia che sarà predominante nel 2011. Posso solo affermare quali, secondo me, dovrebbero essere i campi sui quali si dovrebbe puntare, od almeno, porre maggiore attenzione.

In quest’epoca d’evoluzione delle tecnologie dei media, passando dalla carta stampata alla “carta digitale” sugli e-book o dalle radio e televisione analogiche, passando per le trasmissioni via web, alle radio e televisione digitali (per cui si prospetta che un utente possa interagire), i campi nei quali si sta facendo passi da gigante sono quelli meno visibili ma che influenzano la qualità della vita di tutti i giorni, ancor di più delle evoluzioni nel campo della comunicazione mediatica.

In quest’epoca di cambiamenti climatici più o meno evidenti, di disastri ambientali e problematiche legate al territorio; in quest’epoca, in cui la ricerca medica e biologica sta plasmando le tecniche di cura, la ricerca nel campo della robotica si sta orientando sempre più verso quella branca della stessa che è definita “di servizio”.

Se, limitandoci all’Italia, da un lato abbiamo il polo scientifico, aerospaziale e robotico di Torino, formato dall’Università, dal Politecnico e dalle molte aziende del settore, dall’altro c’è la ricerca per quanto concerne la robotica e l’informatica nel campo della medicina e della biologia.

Tramite la ricerca nel campo dell’aerospaziale, si può fornire un supporto (a parte l’ambito militare) nella difesa del territorio e nella sicurezza. Non è da dimenticare, infatti, lo studio sui droni (già usati, tra l’altro, anche dalla protezione civile), i quali permettono di poter vedere, senza essere fisicamente presenti, lo stato di un territorio. Esempio pratico ne è il progetto SMAT-F1, progetto europeo per lo sviluppo di droni unmanned.

Non è poi da dimenticare, l’enorme impegno che si sta portando avanti, anche in collaborazione con l’ESA e con la NASA, per quanto riguarda lo sviluppo di rover per l’esplorazione spaziale. Gli stessi studi che vengono applicati allo sviluppo di droni per la sicurezza, come, ad esempio, quelli per disarmare probabili ordigni esplosivi.

Tramite la ricerca nel campo della bioinformatica e nella robotica di servizio in campo medicale, si stanno compiendo enormi passi in avanti per quanto riguarda la telemedicina, la ricerca di cure, lo sviluppo di sistemi intelligenti per la diagnosi, la prognosi e l’anamnesi, la microchirurgia, l’assistenza agli anziani ed ai disabili (in quest’ultimo caso si sta cercando di creare dei sistemi robotici che, in tutt’uno con il sistema domotico, possano occuparsi delle problematiche che influenzano la vita dell’utente).

L’utilizzo di sistemi touchscreen o remoti, vedi telecomandi, rende assolutamente più semplice ed intuitivo il controllo degli apparati e si sta puntando ad uno sviluppo ancora più radicale. Di poco tempo fa la notizia che uno studente ha sviluppato un software in grado di scrivere in base alle onde elettromagnetiche celebrali, emesse dall’utente del sistema apposito.

Da qui allo sviluppo di un telecomando che non necessiti di essere manipolato, la strada sarà ancora lunga ma certamente è evidente come si cerchi di sviluppare tecnologie che rendano più comoda la vita.

Ma non ci si deve limitare a questo. Se da un lato si cerca di sviluppare tecnologie che semplifichino la vita, così da non poter essere presenti, per poter interagire, dall’altro, sempre più archivi e musei puntano ad una vetrina più ricca e completa, sul web, così da rendere fruibile ad un pubblico sempre maggiore le loro collezioni, oppure, sempre più aziende, centri di ricerca, università puntano al recupero di tutto quel materiale digitale archiviato in supporti oramai obsoleti, cercando di salvaguardarlo per poterlo riutilizzare.

Si cerca, quindi, di poter recuperare tutto quel sapere che rischia di essere perduto e di divulgarlo o di renderlo nuovamente fruibile, da una parte, ai “visitatori”, dall’altra agli addetti.

La via è segnata; sarà il 2011 od un anno successivo, in cui troveranno sbocco queste nuove tecnologie, questo non posso certamente dirlo, ma si sta puntando sulla semplificazione estrema dell’interazione e sulla salvaguardia del capitale culturale. Due visioni che ad una prima occhiata sono diametralmente opposte ma che, per forza di cose, corrono di pari passo.

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Studente d’Informatica presso l’Università degli Studi di Torino. Appassionato d’Intelligenza Artificiale e Storia dell’Informatica, ha partecipato come staff a svariati portali per la traduzione dall’inglese di notizie tecniche e comunicati stampa legati al mondo dell’informatica. Creatore di un sito web che funge da archivio, con fini di divulgazione, inerente la Storia dell’Informatica. Sempre dell’argomento ha scritto anche per Piscopo Editore.

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