domenica 2 gennaio 2011

Davide Bennato - Le relazioni sociali come metadati dei social network

!80325 Il 2010 è stato molto interessante dal punto di vista dei social media.
I social network hanno rafforzato la propria posizione, l’integrazione col mobile si è quasi completamente realizzata, la fruizione di contenuti tramite app di iPhone e iPad dimostra che un nuovo format editoriale è possibile (con buona pace di chi sanciva la morte di internet).

Una domanda legittima: quali sono le conseguenze sul modo con cui ci relazioniamo con gli altri?
Secondo me il 2011 potrà essere rubricato con lo slogan: le relazioni sociali sono i metadati del futuro.

Provo a spiegare meglio il mio punto di vista.

La creazione, la gestione e – perfino – la manutenzione dei rapporti sociali è stata profondamente modificata dall’uso quotidiano dei social network. Affermazione banale che è sotto gli occhi di tutti.
Quello che è ancora più interessante – per un sociologo – è che le relazioni sociali in questi ambienti assumono la forma di un oggetto mediale (o contenuti digitali). Esprimere la vicinanza con una persona attraverso un video, sottolineare la voglia di mantenere un legame (debole) con un hashtag (il famoso #FF del venerdì su Twitter), esprimere il proprio disappunto con una immagine, consigliare ad un collega un link interessante: sono tutte forme che hanno contributo a mediatizzare il rapporto con gli altri. In questo modo la forma che assume la relazionalità nei social media è una sequenza di contenuti multimediali. Non è un caso che video come The Digital Story of the Nativity o A Life on Facebook, raccontano delle storie usando i topoi comunicativi a cui ci hanno abituati i servizi del web 2.0.

A questo punto però nel nostro rapporto con gli altri, non useremo solo la cerchia delle nostre conoscenze per far entrare una persona nella nostra rete di contatti, ma prenderemo spunto anche dall’universo culturale che questa persona condivide con noi. Se un servizio ci suggerisce di diventare contatto di una persona a partire dal numero di “amici” che con essa condividiamo, progressivamente anche libri, film, citazioni preferite, orientamento politico e sessuale diventeranno strumenti attraverso cui creare relazioni digitali.
Similia cum similibus, ricordano gli antichi proverbi.
La cosa interessante è che le basi su cui costruiremo un contatto sociale – di qualunque natura esso sia (collega, amico, amante, conoscente) – saranno sempre più simboliche e sempre meno relazionali. Questo è un paradosso perché siamo sempre stati abituati al contrario: prima si comincia una conversazione generica con uno sconosciuto su un treno, poi si notano punti in comune e solo dopo ci si scambia i contatti per mantenere un rapporto. Nei social network potrebbe avvenire esattamente l’opposto: prima si notano i punti in comune – letture, passioni, interessi – e poi si decide di instaurare un rapporto.

Se questa dinamica dovesse accentuarsi, le tracce che le persone lasciano attraverso i social network, diventeranno delle vere e proprie meta-informazioni. Se io leggo i libri di Wu Ming, ascolto Elio e le storie tese, sono interessato ai problemi dell’ambiente e condivido video di critica al governo cinese, dirò su di me molto di più di quanto potrei fare in una conversazione. Non è nulla di nuovo, è la stessa esperienza che si prova quando ospiti di qualcuno conosciuto da poco ci si fa un’idea del padrone di casa a partire dalla sua collezione di DVD. Quello che cambia è la quantità di informazioni che è possibile raccogliere, un numero tale che diventa sempre più facile per un software – o per una persona – farsi un’idea dettagliata dell’individuo/consumatore di contenuti.

Il passo successivo di questa strategia, potrebbe diventare il social tagging dei nostri contatti. Ovvero uno spazio riservato dei social network in cui è possibile inserire informazioni aggiuntive sui nostri contatti, che si vengono a sommare ai comportamenti di consumo che possiamo desumere dal wall dei nostri amici. Infatti, informazioni del tipo in che occasione abbiamo conosciuto la persona, chi è stato a presentarci, di cosa abbiamo discusso, che impressione ci ha fatto, potrebbero diventare meta-informazioni sulla cui base costruire una rete sociale reputazionale, ovvero una rete in cui i legami sono definiti da metriche relative all’empatia e all’emotività, ma non per questo meno rilevanti. Uno spazio a noi riservato, ma trasparente alla piattaforma che potrebbe perciò decidere di aggiungere a queste anche informazioni già accessibili, come consumi e interessi, per segmentare in maniera molto più efficace i profili presenti sul web.

Non è lontano il momento in cui la piattaforma ci chiederà il rating di caratteristiche come la simpatia, l’affidabilità, la curiosità, il sex appeal di una persona attraverso un sistema di like o stelline o faccine o quant'altro. In questo modo però daremo alla piattaforma un potere immenso: conoscere le caratteristiche sociali e relazionali di una persona attraverso processi di intelligenza collettiva.

La domanda è: vogliamo davvero noi che il software conosca tutto questo di noi?
Bisogna pensare bene alla risposta che diamo perché, parafrasando, potremmo dire che chi di tag ferisce, di tag perisce.

Davide Bennato insegna Sociologia dei Media Digitali all'Università di Catania. I suoi interessi di ricerca sono relativi all'uso relazionale dei social media e al consumo di contenuti digitali. Sempre su questi temi è Direttore di Ricerca presso la Fondazione Luigi Einaudi di Roma. E' inoltre autore del blog tecnoetica.

1 commento:

  1. probabilmente questo ne è un esempio....
    http://getglue.com/home

    ho fatto il login con l'account Facebook... non ne ho realmente capito il senso ma voglio ben capire di che si tratta... finora ho messo solamente mi piace su ciò che mi piaceva...

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