domenica 9 gennaio 2011

Roberto Cipollini - L'anno delle applicazioni e dei giovani imprenditori

Il 2011 sarà un anno ricco di applicazioni. Più di quanto lo sia stato il 2010.
Siamo bombardati di continuo da notizie, statuses, feeds, foto, video e tantissime altre informazioni. C'è un overlaod di fatti, contenuti ed informazioni. Sono le applicazioni.

Il 2011 segnerà la comparsa (e scomparsa) di tantissime nuove applicazioni tramite cui queste informazioni girano nella rete. E gli artefici di questo scenario sono giovani imprenditori, visionari, sognatori o solamente ferengi, che dedicheranno il loro tempo a realizzare un’altra application killer, quella che farà il botto e raggiungerà la fantasmagorica soglia del triliardo di utenti in una settimana (il sogno erotico di ogni vero nerd :).

Se qualcuno mi chiede verso cosa ci porta questa evoluzione, la mia risposta è che dipende tutto dall'ampiezza con cui ciascuno di noi riesce a guardare lo scorrere dell'era digitale, dell'evolversi del presente. Più ampia è la visuale, maggiore sono gli elementi che ci permettono di capire quello che succede intorno a noi. Identificare i dettagli poi è tutt'altra storia. Quello che vedo è un mondo ancora da scoprire, con opportunità di crescita, di sviluppo, di successi e di fallimenti. Siamo all'inizio di un'era che possiamo solo immaginare e ciò che a noi sembra innovazione o "era moderna" è già passato per i nostri figli. Chi di noi, un anno fa, avrebbe mai immaginato di poter giocare a tennis davanti alla tv senza una finta racchetta o un pad? Oggi questo è realtà, ma siamo ancora agli inizi. Da questa piccola (in relazione alle sue potenzialità future) innovazione tecnologica (il kinect per intenderci) si possono costruire inimmaginabili usi tramite applicazioni ancora da sviluppare (e in poche settimane si sono già visti alcuni hacking che promettono sviluppi interessanti). Quello che vedo è una crescente voglia di creare innovazione (non è così facile in italia, purtroppo, per un contesto imprenditoriale troppo sedentario e poco inclino alla ventura) e sono pochi quelli che ci riescono davvero (a costo di compromessi e sacrifici enormi).

Ciò che sarà sempre più importante è la mobilità e la capacità di creare contenuti ed applicazioni per fruirli (in mobilità, s'intende). Maggiore è velocità con cui queste applicazioni vedranno la luce, maggiore sarà l'interazione e la partecipazione degli utenti nel generare ulteriore domanda per altre applicazioni. Questa è un'opportunità d'oro per chi saprà cogliere quelle nuove necessità e raccogliere le risorse per realizzarle prima degli altri.

Sono una indigeno digitale iperconesso (sempre, ad ogni ora del giorno, ogni giorno dell'anno), e questo mi da un'elevata facilità di accesso a contenuti, dati e notizie (intese come cambiamenti nel contesto in cui ci muoviamo). Viviamo circondati da informazioni (la prossima moneta dell'era digitale) provenienti da diverse fonti, ma soprattutto dal basso, dal nostro stesso network a cui siamo connessi, che funziona come veicolo per altre informazioni, creando ridondanza e sovraccarico, da cui si attinge e condividiamo nuovamente come peer di un più ampio network in cui esistiamo. Questo è il mio mondo, la mia esistenza, sono un essere digitale e lo faccio tramite le applicazioni che uso. Io sono parte della domanda che genera la necessità di sviluppare altre applicazioni.

Nel 2011 continueremo a far la conta di quanti decimi di punto percentuale quel sistema operativo ha guadagnato sull'altro (Android vs iOS o viceversa), o quante tablet sono state vendute al posto di un netbook o all’espansione di quello o dell'altro mercato. Il 2011 sarà un anno in cui i giovani con la mente fresca potranno creare nuove applicazioni per tablet e smartphones, per nuovi supporti e mercati emergenti. Loro, i giovani imprenditori, sono il vero valore della nostra era digitale. E' qui che batte il cuore della futura tecnologia. Sono loro quelli che creano movimento e danno a noi gli strumenti per poter usare applicazioni e condividere sempre più informazioni e contenuti con altri indigeni digitali. Loro ci danno la possibilità di pubblicare posts e status sui nostri wall ovunque siamo, possiamo fare il checkin di qui, tweettare di la, guardare quel video e condividerlo con centinaia di persone che non abbiamo mai visto. Questo è il futuro per il 2011 ed oltre. Ma ci saranno anche crescenti preoccupazioni sulla propria privacy, sulle informazioni che noi decidiamo di condividere, sulla velocità con cui diciamo agli altri dove siamo, cosa facciamo, chi siamo.
Noi siamo le informazioni che lasciamo sui social networks (mi verrebbe da dire "Networking Ergo Sum"). Siamo identificati con i nostri avatars, i nostri aggiornamenti, le foto delle nostre ferie. Usiamo applicazioni per dire chi siamo, che lavoro facciamo e lo stiamo facendo così velocemente che non sempre ci fermiamo a valutare dove stiamo realmente andando. Abbiamo aperto le nostre case, le nostre vite, la nostra professionalità ad aziende private (facebook, twitter, foursquare, ecc..) a cui diamo continue informazioni su cosa facciamo, cosa ci piace mangiare e quali sono le nostre abitudini. Tutto questo ha un enorme valore economico, strettamente legato al rapporto tra utente ed applicazione, tra consumatore ed azienda.

Tutte queste applicazioni ruotano intorno al concetto di massima condivisione sul network cloud, di massima visibilità e distribuzione tramite altre applicazioni interconnesse con API e sharing links. La spreadability è il fulcro su cui la comunicazione digitale sta giocando con gli utenti. Gli early adopters (che non sono un gusto esotico di thè) sono il primary target delle nuove applicazioni, la loro launch tower, da cui il messaggio deve diffondersi. Ancora oggi però molti gruppi industriali (miopi e sedentari) non hanno capito che il messaggio non è loro, ma degli utenti e che il controllo della comunicazione non è più affare loro, ma degli utenti, tramite le applicazioni, appunto. Facebook e Twitter hanno cambiato il modo di comunicare tra aziende ed utente, anzi tra utente ed azienda (a volte con imbarazzanti casi di realtà che non hanno ancora capito che essere solo su Facebook non farà loro aumentare il numero di clienti o il fatturato trimestrale).

La disponibilità di applicazioni (con i rispettivi stores online) e la possibilità di installarle a piacere sui nostri dispositivi definiranno il trend del mercato digitale nel 2011. Tablets e smartphones saranno i principali strumenti usati per usare queste applicazioni. Lo sviluppo dei device ha innescato questo crescente interesse sulle applicazioni (consideriamo che la maggioranza delle foto caricate su Flickr sono scattate con un iPhone - e questo anche grazie alla disponibilità di applicazioni per farlo). La capacità di raccogliere le risorse per sviluppare nuove applicazioni sarà uno dei vantaggi competitivi tra il successo e il fallimento di un'idea. Il 2011 sarà un anno interessante. E spero sia anche un altro anno stimolante e divertente per chi, come me, prova a farne parte.

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Roberto Cipollini è imprenditore e startupper, è titolare della All Media Solutions, società specializzata in progetti web 2.0 e soluzioni di change management per l'application lifecycle. E' founder di Smappo, un event management network per la condivisione e gestione degli eventi online tramite i Virtual Tickets.

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